Nella notte tra il 13 e il 14 novembre del 1943, i cittadini bresciani Arnaldo Dall’Angelo, Guglielmo Perinelli e Rolando Pezzagno furono prelevati dalle proprie case dai fascisti della Repubblica di Salò e fucilati in Piazza Rovetta, dove via S. Faustino sfocia in Piazza della Loggia, il luogo della strage fascista e di Stato del 28 maggio 1974.
Una delle porte d’accesso al quartiere Carmine, dove i tre antifascisti vivevano.
Il rione settentrionale del centro storico cittadino, zona abitata e vissuta dai ceti popolari. Lavoratori, piccoli bottegai, marginali, prostitute. Tra i primi quartieri della città ad accogliere prima i migranti provenienti dal sud Italia (dagli anni Cinquanta e Sessanta), poi – a partire dagli anni Ottanta – da tutto il mondo. E a lottare insieme a loro, per i diritti di tutte e tutti. Negli anni è stato anche sede di molte organizzazioni politiche che si sono battute e si battono per un mondo più giusto, luogo di sperimentazioni culturali e di sviluppo delle controculture. Oggi è attraversato ogni fine settimana da centinaia di giovani (e non) che frequentano i locali che ne movimentano le vie e le serate.read more
Dallo scorso 20 gennaio l’esercito turco bombarda, con aerei da guerra e armi d’artiglieria, le popolazioni del nord della Siria nell’ambito di una vera e propria aggressione che, ipocritamente e provocatoriamente, è stata denominata da Ankara “Ramo d’ulivo”. L’offensiva sul cantone di Afrin, che la Turchia conduce insieme a milizie jihadiste come l’ex Al Nusra (l’ala siriana di Al Qaeda), ha già provocato centinaia di vittime tra i civili e tra i combattenti delle Forze Siriane Democratiche a guida Ypg/Ypj, le Unità di difesa popolare e di difesa delle donne che hanno combattuto e quasi completamente sconfitto Isis in Siria. Il Sultano Erdogan, dietro al silenzio complice della comunità internazionale, sta muovendo guerra alle popolazioni che dopo aver lottato per la liberazione dall’islamismo fascista di Daesh, stanno ora costruendo un progetto di una società nuova in Siria e in Medio Oriente, basata sulla convivenza pacifica tra i popoli, sul femminismo, l’ecologismo e la democrazia diretta.read more
No centri di detenzione e deportazione di migranti: no lager, no CPR, né qui, né in Africa, né altrove.
No leggi Minniti-Orlando e Bossi-Fini. Basta razzismo istituzionale.
Per la libertà di muoversi e di restare.
Permessi di soggiorno, validi in Europa e non subordinati a contratto di lavoro e legame familiare.
Residenza, casa, reddito, tutele lavorative, welfare, residenza, diritti di cittadinanza per tutti e tutte.
No alla guerra contro i poveri!
No detention and deportation centers: NO CPR here or elsewhere. NO MinnitiOrlando and Bossi-Fini law.
Freedom to move and to stay. Immigrant visa regardless of the Employment Contract.
Home, income, work rights, welfare, residence, citizenship rights now!read more
“Il 5 febbraio è la giornata in cui la chiesa cattolica italiana ricorda in maniera più forte e diretta il valore della vita umana, sin dal primo concepimento nel grembo materno”, inizia così l’invito all’ incontro dal titolo “Il mercato della vita” organizzato per sabato 4 febbraio a Brescia dall’Ufficio famiglia della Diocesi in collaborazione con l’Associazione Scienza e vita. Tra i nomi delle persone che interverranno: Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e scrittore che ha paragonato le donne che chiedono ad altre di portare avanti per loro la gravidanza al “nazismo puro” poichè la maternità surrogata porterebbe inevitabilmente all’eugenetica attuata da Hitler; Pino Noia, primario del reparto di ginecologia del Policlinico Gemelli di Roma, autodefinitosi “ginecologo contro l’aborto”. Nel ruolo di moderatore non poteva certo mancare Massimo Gandolfini, personaggio noto per essere stato il leader del Family Day, di cui ricordiamo dichiarazioni come: “Ci dispiace per quelli che si sentono discriminati, ma è la natura che discrimina.” read more
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“Non è una moda che può trasformarsi in tragedia, è uno sport che può trasformarsi in disciplina olimpionica.”
Brescia, 10 gennaio 2017. Qualche giorno fa si è creato il “caso” dopo la notizia, sui giornali locali bresciani, delle multe a 5 ragazzi per aver attraversato piazza Vittoria in skate. Una sanzione che aveva già raggiunto altri minorenni nel 2016 sotto i portici vicino alla Camera di Commercio, sempre in centro. Un dibattito ciclico e una lente perennemente puntata sulle “mosse” degli skaters.
Il codice della strada vieta effettivamente il transito a mezzi non definiti dal codice come “veicoli” non a motore (la bicicletta lo è, secondo il codice). Ma anche ai calessi coi cavalli. Al rimorchio sulla bici. Ai pattini e alle ciaspole. No?
Lo skate, come la mountain bike o i pattini (o il deltaplano!), non è solo un mezzo di transito: è soprattutto un passatempo, quanto una cultura, uno stile di vita, o uno sport, per una grande fetta di giovani e adulti.
Anche questa volta la situazione sfugge di mano. Si individua il nemico, il terribile e mostruoso “teppista”, che gira la città con le gomme chiodate per distruggere i monumenti e i gradini di tutto il centro storico. Se ne inizia a fare un caso mediatico, con tanto di articoli di un’empatia preoccupante quanto ridicola e con allegate fotografie d’archivio di spaventevoli trick, flip, ollie o qualsivoglia “numero” da skater. C’è il rischio che – come troppo spesso accade – a causa dei toni delle autorità e di certa stampa la gente caschi nella trappola, ci creda davvero, e trasformi la vista di ragazzini che si divertono sulle scale vicino a casa, in potenziali minacce per la propria incolumità.
Non è così. Prima di tutto perchè invece che discutere collettivamente (con il quartiere o con la strada di competenza) di come utilizzare lo spazio urbano perchè venga vissuto in armonia (quindi VISSUTO, senza punire la voglia di vivere la città), si decide di passare direttamente alla sanzione da parte dei detentori del taccuino. In secondo luogo perchè prima di arrivare alla sanzione ci si dovrebbe chiedere se per caso manchino in città dei luoghi o delle strutture pubbliche adeguate alle esigenze di tutte e tutti. A Mompiano, ad esempio, gli intollerabili “teppisti” non utilizzavano le panchine o le teste dei passanti: erano arrivati ad autocostruirsi delle rampe e utilizzarle in una zona abbandonata vicina allo stadio.
Voi ve lo ricordate “Ritorno al Futuro”? Quando Michael J. Fox si muoveva a Hill Valley con lo skate? C’era per caso qualcuno che dalle finestre gli lanciava ortaggi o chiamava la Polizia Locale, o qualche residente allarmato che si preoccupava del “degrado”, della “pericolosità” delle infrastrutture o dei pedoni? Dal film si è poi passati alla realtà, negli anni ’90, fase in cui lo skate ha avuto il picco di diffusione in Italia (non si sa se per “Ritorno al Futuro”). E’ dunque da decine di anni che questo strumento attraversa le strade della nostra città ed è da vent’anni che chi lo utilizza è costretto a sfidare il rischio contravvenzione.
Noi, al contrario dei vigili, di certa stampa e dell’Amministrazione comunale – che potrebbe preoccuparsi di ben altro – crediamo nel potenziale aggregativo dello skateboarding, nella sua piacevole presenza nelle piazze, vissute da giovani e meno giovani, nel suo carattere allo stesso tempo “di strada”, artistico, sportivo ed ecologico. Senza, tra l’altro, che debbano per forza essere create strutture, luoghi o regolamenti che permettano di utilizzarlo.
Più gente in skate, più vita di strada!Magazzino47 (se sei anche tu uno/a skater colpito/a da misure o semplicemente un solidale che vuole organizzarsi in merito, contattateci via messaggio a questa pagina di fb!)