Quella che ci troviamo ad affrontare in queste settimane è una vera emergenza sanitaria e pensiamo che in quanto tale vada affrontata con la massima serietà. Secondo il principio di precauzione, riteniamo di seguire le indicazioni igienico-sanitarie per contribuire al contenimento della diffusione del contagio. Con tranquillità, senza cedere al panico, ma senza sottovalutare la situazione e le conseguenze che può avere sulle persone più fragili e con minore possibilità di accesso alle cure.read more
COMUNICAZIONE: Vista la situazione causata dalla diffusione del contagio da Coronavirus, in particolare in nord Italia e ancor più in Lombardia, abbiamo deciso di provare a dare il nostro piccolo contributo alla tutela della salute della collettività e dunque al tentativo di contenere la diffusione del contagio. Per questo motivo TUTTE LE ATTIVITA’, DIURNE E SERALI, CHE SI SVOLGONO E CHE SI SAREBBERO DOVUTE SVOLGERE AL CENTRO SOCIALE SONO SOSPESE E ANNULLATE FINO A QUESTA DOMENICA 1 MARZO 2020.read more
Una recente delibera della Giunta comunale di Brescia dispone l’introduzione del “DASPO Urbano” nel regolamento di polizia urbana della città. In questo modo gli agenti della Polizia Locale potranno allontanare per alcuni giorni da determinati luoghi persone la cui presenza sia considerata contraria al ‘decoro urbano’ o alla ‘pubblica decenza’. Questo dispositivo è stato introdotto dai decreti sicurezza dell’ex ministro Minniti, ed è stato rafforzato dai decreti sicurezza del suo successore Salvini. Entrambi questi “pacchetti sicurezza” sono stati poi convertiti in leggi dello Stato. Purtroppo il DASPO urbano è già in vigore su tutto il territorio nazionale, Comune di Brescia compreso. Non esiste alcun obbligo, per le amministrazioni, di inserire questa misura nei regolamenti comunali. Nella nostra città, inoltre, non esiste alcuna emergenza sicurezza, come dimostrano persino i dati diffusi dalla Questura. Quella dell’Amministrazione di Brescia è una scelta politica. Un governo della città che in questi anni ha voluto distinguersi per sensibilità ai temi dell’accoglienza, della solidarietà e della tolleranza, decide ora di assumere, e alimentare, la retorica della paura, dell’insicurezza, della diffidenza. Un discorso politico che genera odio, discriminazione, guerra tra poveri, e legittima l’emergere di autoritarismi e pulsioni repressive.
Noi pensiamo che la povertà, il disagio e la marginalità sociale vadano combattuti con una sempre maggior cura delle politiche sociali e dei servizi, che devono essere aumentati (non smantellati o privatizzati!) e garantiti per tutte e tutti, con la solidarietà e con il mutuo soccorso tra le persone. Non allontanando le persone in difficoltà per nasconderle dalla facciata “pulita” della città!
Pensiamo che le leggi di Salvini sulla sicurezza vadano cancellate, non applicate.read more
Negli ultimi giorni la guerra è tornata a mietere vittime Siria del nord.
Con l’annuncio di Trump riguardo il ritiro di alcune truppe del contingente statunitense posizionate nella regione, le mire imperialista dell’autocrate islamista turco Erdogan si sono rimesse in moto.
Mercoledì 9 ottobre è iniziata l’operazione “Fonte di Pace”; l’esercito turco insieme a bande di miliziani jihadisti suoi alleati hanno dato il via all’invasione della Federazione della Siria del Nord e dell’est.
In questo attacco è evidente il tentativo del regime fascista di Erdogan, sconfitto nelle recenti elezioni amministrative e in piena crisi economica, di riacquistare consenso elettorale sbandierando falsità sulla presunta minaccia terroristica curda al confine.
Facendo leva sul nazionalismo spera di risollevarsi dalle difficoltà interne al paese. Ma la scusa della “guerra al terrorismo” e la creazione di una zona “cuscinetto” tra Turchia e Siria dove poter accogliere profughi nasconde in realtà la volontà di attaccare e distruggere traducono l’esperienza rivoluzionaria di autogoverno dei territori del nord della Siria. L’esercito turco, il secondo esercito della NATO, sta bombardando e massacrando le popolazioni che in quei territori hanno sconfitto militarmente lo Stato Islamico, con il valoroso sacrificio di migliaia di combattenti e civili. Una resistenza durata anni, durante la quale quelle stesse popolazioni hanno saputo anche costruire – nei territori liberati – una società basata sulla democrazia radicale, il femminismo, l’ecologismo e la convivenza pacifica tra i popoli del medio oriente.
L’operazione militare “Fonte di Pace” sta già provocando un’enorme crisi umanitaria, con diversi morti e feriti e migliaia di profughi. Inoltre sta favorendo la riattivazione di cellule dormienti di Isis, detenuti in quei luoghi in appositi campi.
Tutto questo sta accadendo senza che vi sia un intervento deciso delle potenze mondiali per fermare Erdogan. Per tutelare alleanze e interessi economici, le superpotenze sono disposte a lasciare che la Turchia continui la sua guerra alla Siria del Nord e al Rojava con i meccanismi di sostituzione etnica, massacri della popolazione civile e sostegno ai gruppi jihadisti.
Per questo è necessario mobilitarsi in ogni strada e piazza del mondo per fermare questa sanguinosa guerra. Sostenere la guerra contro lo Stato Islamico significa anche sostenere la causa della Federazione della Siria del Nord e la sua rivoluzione.
È necessario opporsi all’ipocrisia dei governi occidentali, che da un lato condannano l’operato dello stato turco ma dall’altro continuano con a finanziarlo economicamente e fornire armamenti per il suo esercito. Anche l’Italia, nell’enorme export di armamenti verso la Turchia, svolge un ruolo di primissimo piano, anche tramite aziende partecipate direttamente dallo Stato come Leonardo (ex Finmeccanica), che ha anche una sede Brescia.
Vogliamo che il governo italiano proceda all’immediata sospensione della vendita di armi alla Turchia e che ne condanni fermamente l’intervento militare in Siria del nord, chiedendo l’arresto del vergognoso ennesimo massacro in corso in Medio Oriente.
NO ALLA GUERRA E AI MASSACRI DI ERDOGAN IN SIRIA DEL NORD! FERMIAMO L’INVASIONE DEL ROJAVA!
Sabato 14 settembre, su un treno regionale Trenord Brescia – Milano, si è verificato un grave episodio di razzismo. Una ragazza bresciana figlia di genitori originari del Marocco è stata prima offesa da una controllora, poi aggredita da un passeggero.
La ragazza stava viaggiando, sola, dalla stazione di Brescia in direzione Milano. Al momento del controllo dei titoli di viaggio, una controllora di Trenord ha invitato a scendere dal treno la sua vicina di posto, una donna dalla pelle bianca sprovvista del biglietto. “Ora anche chi è meno sospettabile non ha il biglietto…”, il commento della controllora che si è volontariamente fatta sentire da tutti i passeggeri del vagone. Dopo questa affermazione, la ragazza ha chiesto al pubblico ufficiale cosa intendesse e quale categoria di persone, invece, fosse “sospettabile”. Dopo un imbarazzato e goffo giro di parole (della serie “non sono razzista, ma…”), la dipendente dell’azienda del trasporto ferroviario ha svelato cosa intendesse: “da quelli color caffè-latte”. Di fronte al disappunto della ragazza, la controllora ha dunque tentato di aggiustare il tiro, peggiorando e aggravando ulteriormente il contenuto. Ha spiegato, infatti, di non riferirsi a “quelli come te”, bensì agli “zingari” (“ma non posso dire la parola zingari, se no mi licenziano” cit.), colpevoli di chiedere l’elemosina sui treni.
La controllora si è poi allontanata dal vagone, ma è a questo punto che il suo comportamento ha innescato la reazione – ancora più violenta – di un passeggero. Un uomo, infatti, si è avvicinato alla ragazza e le ha ripetuto più volte le frasi: “Puttana, fai il biglietto… Torna al tuo paese, risorsa boldriniana…”. Alla risposta “guardi che io il biglietto ce l’ho, e comunque sono nata qua”, ma soprattutto davanti al tentativo della ragazza di riprendere ciò che le stava accadendo tramite la fotocamera dello smartphone, l’uomo l’ha aggredita fisicamente, strappandole le cuffiette dalle quali stava ascoltando la musica e iniziando a picchiarla, sferrandole numerosi schiaffi nella quasi totale indifferenza dei passeggeri presenti sul vagone. Solo due passeggeri, dopo numerosi colpi inferti, sono intervenuti allontanando l’aggressore.
Dopo l’aggressione, la controllora – che nel frattempo si era allontanata – non contenta di quanto già affermato in precedenza, ha apostrofato la vittima rivolgendosì così a lei: “Ringrazio il Signore che ti ha dato una lezione, perchè il tuo buonismo non porta da nessuna parte…”.
Non si tratta del primo episodio di razzismo sui treni Trenord e non è la prima volta che dipendenti dell’azienda si rendono protagonisti di esternazioni discriminatorie nei confronti di passeggeri da loro ritenuti evidentemente meno meritevoli di rispetto. Si tratta di una delle troppe mancanze di rispetto da parte di Trenord nei confronti dei pendolari: parliamo, infatti, di un’azienda capace di far pagare – e non poco – un servizio a dir poco scadente, tra ritardi e mezzi spesso guasti o fatiscenti, a chi vuole o deve spostarsi in treno per andare al lavoro, a scuola o in università e non si può permettere di viaggiare con l’Alta Velocità. Come se non bastasse, alcuni dipendenti dell’azienda si permettono di riservare trattamenti discriminatori ai passeggeri.
VERGOGNA! BASTA RAZZISMO! TRENORD PENSI A OFFIRE UN SERVIZIO ALL’ALTEZZA DEI SOLDI CHE CHIEDE AI PENDOLARI!