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Che in questa fase non ci sia nulla da festeggiare, nemmeno il Primo Maggio, è evidentemente chiaro. Nessuna sorpresa quindi, ma di certo una buona dose di entusiasmo, per uno spezzone “dell’opposizione sociale” così partecipato. Uno spezzone che parla un linguaggio ed agisce pratiche completamente differenti da quelli dei sindacati della concertazione; uno spezzone che ha tra le proprie parole d’ordine quelle della riappropriazione e del conflitto; una prima mobilitazione che annuncia un calendario fitto di iniziative in occasione di Global Strike, “i venti giorni che sconvolgeranno il mondo”. Annuncia un Maggio che quest’anno a Brescia non sarà il miglior palcoscenico possibile per le Mille Miglia, il gran galà della città che conta.
Nel corteo trova spazio una composizione estremamente varia, che comprende ogni comparto sul quale si abbattono il meccanismo del debito e la logica dei sacrifici e dell’austerity.
Ci sono tanti studenti, ci sono lavoratori e genitori delle scuole medie ed elementari autoconvocati in un comitato di recente formazione, ci sono gli operatori sociali del comune, i migranti, il comitato provinciale contro gli sfratti e per il diritto all’abitare. Tutte realtà che hanno fatto una scelta precisa sfilando dietro allo striscione “Per un maggio di lotta contro debito, sacrifici e austerity. Global Strike!”.
Questo da il segno di una rabbia che monta insieme alla mannaia dei tagli ai servizi pubblici, ai posti di lavoro, alla cultura, dettati dalle politiche di austerity, che la giunta comunale di Brescia sta attuando in maniera esemplare. Una rabbia che i sindacati non possono e nè vogliono accogliere, e che diventa immediatamente voglia di scendere in piazza, di riprendersi le strade per determinare in prima persona, da subito, senza mediazioni, il proprio futuro.
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