28 MAGGIO 1974 – 2025 | 51° anniversario della Strage di Piazza della Loggia

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28 MAGGIO 2025

RESISTENZA CONTRO LE GUERRE, IL GENOCIDIO E IL DL SICUREZZA

Il 28 maggio 1974, durante una manifestazione antifascista in piazza della Loggia, una bomba uccise otto lavoratrici e lavoratori e ne ferì oltre cento. Dopo 51 anni di indagini e vicende giudiziarie è stato accertato che l’attentato fu opera di militanti fascisti di Ordine Nuovo che intrattenevano relazioni con la politica istituzionale tramite il Movimento Sociale Italiano e con apparati militari e d’intelligence italiani e statunitensi. Quest’anno il Tribunale dei minori di Brescia ha condannato all’ergastolo il fascista veronese Marco Toffaloni, individuato come uno degli esecutori materiali della Strage. Al tribunale ordinario di Brescia, sempre nell’ambito del filone processuale che indaga i legami tra i neofascisti di Ordine Nuovo e il comando NATO di Verona, è in corso il processo a un altro fascista veronese, Roberto Zorzi. 

Questa sentenza, che si aggiunge alle condanne all’ergastolo a Carlo Maria Maggi, dirigente di Ordine Nuovo del Triveneto, e a Maurizio Tramonte, militante della stessa organizzazione neofascista e informatore dei servizi segreti, rappresenta un’ulteriore conferma per chi, fin dalle prime ore che seguirono l’esplosione, denunciò la Strage come un atto fascista, di Stato e della NATO.

L’attentato di Piazza della Loggia si inseriva in un piano più ampio, la “strategia della tensione”, coordinato da Stato, organizzazioni neofasciste, associazioni padronali e Alleanza Atlantica. Una strategia organizzata per colpire le mobilitazioni sociali, operaie e studentesche, che mettevano in discussione l’ordine costituito. L’obiettivo era quello di intimidire chi lottava per i diritti sociali, l’uguaglianza e la giustizia sociale, contro il capitalismo e il suo sistema di sfruttamento, guerra, imperialismo e oppressione patriarcale difeso dalla violenza fascista.

Da allora, si è assistito a una progressiva perdita della coscienza collettiva e della partecipazione politica, a favore di una visione individualista e disinteressata, funzionale al mantenimento del dominio capitalista e del modello neoliberista, che prosperano sulla divisione e sulla mancanza di coscienza critica. 

La repressione di quei movimenti è tra i fattori che hanno aperto la strada a precarietà lavorativa, sfruttamento senza limiti di persone e risorse, aumento vertiginoso delle disuguaglianze e, oggi, alla guerra globale. Tutto questo sembra ormai normale e accettabile, addirittura è percepito come necessario. 

Nella fase storica che viviamo stiamo assistendo a un’avanzata dell’estrema destra e delle ideologie nazionaliste in tutto il mondo. In Italia il governo è composto dagli eredi politici dell’MSI, partito nel quale hanno militato gran parte degli stragisti coinvolti anche nella Strage di Brescia. 

Fedeli alla loro storia e agevolati dalla direzione impressa dai governi precedenti, Meloni e sodali portano avanti politiche sempre più aggressive, che da un lato peggiorano le condizioni di vita di lavoratori e lavoratrici, dall’altro aumentano la repressione del dissenso, favorendo povertà, discriminazioni ed emarginazione, mentre le persone migranti, povere, non conformi, che lottano contro le ingiustizie sociali diventano i nemici pubblici ideali per giustificare leggi classiste, razziste, omofobe e repressive.

Il pacchetto “sicurezza” del governo Meloni, convertito in decreto con un “golpe burocratico”, esprime la chiara volontà di limitare gli spazi di lotta, criminalizzare i movimenti sociali, disciplinare la società, imponendo un’idea di sicurezza che giustifica politiche razziste e patriarcali. 

La svolta autoritaria delle democrazie liberali mira a fornire agli stati strumenti più efficaci nella repressione e prevenzione di eventuali sollevazioni sociali.

Mentre la maggioranza delle persone vive con salari inadeguati e si assiste a tagli ai servizi di welfare, all’istruzione, alla sanità e all’edilizia popolare, si registra un continuo aumento della spesa bellica e dell’economia di guerra, come dimostra il piano di riarmo da 800 milioni di euro dell’Unione Europea. Le politiche guerrafondaie, il colonialismo e le guerre imperiali causano morte, distruzione e devastazione di popolazioni e territori, dal genocidio in Palestina – sostenuto dal progetto sionista e dalle potenze mondiali che lo finanziano e lo armano – al Libano, dalla Siria e dall’Iraq al Sudan, dal Congo fino all’Ucraina. Le fasce più povere della popolazione sono costrette a vite sempre più misere mentre i fondi destinati alle spese militari vengono sottratti agli investimenti sociali.

Oggi, mentre assistiamo a rigurgiti di intolleranza, alla normalizzazione di discorsi d’odio, alla precarizzazione del lavoro all’aumento delle disuguaglianze, all’intensificarsi della violenza di genere con l’aumento del numero dei femminicidi e della misoginia, il ricordo di Piazza della Loggia non è un semplice esercizio di memoria. Dev’essere un monito, una responsabilità, per raccogliere il testimone di chi 51 anni fa diede la vita lottando per costruire un mondo diverso.

Contro la distruzione e la miseria imposte dal sistema capitalista, dobbiamo organizzarci e lottare per un mondo in cui sia difesa l’autodeterminazione dei popoli e promossa la convivenza pacifica, in cui i frutti del lavoro collettivo siano distribuiti per soddisfare i bisogni di tuttə e garantire una vita dignitosa, in un rapporto di rispetto ed equilibrio con il pianeta.

Contro le guerre, il genocidio e il decreto sicurezza: con queste parole d’ordine vi invitiamo a partecipare alla manifestazione antifascista e antagonista la mattina del 28 maggio, anniversario della strage fascista, di Stato e della NATO del 1974, con concentramento alle ore 9 in piazzale Cesare Battisti. Raggiungeremo insieme Piazza della Loggia!

Centro sociale Magazzino 47, Associazione Diritti per Tutti, Collettivo Onda Studentesca, Collettivo Gardesano Autonomo, Confederazione Cobas Brescia, Cub Brescia

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