6-7 SETTEMBRE 2019: Campagna internazionale per la difesa della Rivoluzione del Rojava e delle sue conquiste

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Mentre la popolazione del Rojava prosegue la sua lotta per l’autodeterminazione, la liberazione delle donne e la democrazia dal basso e la difende contro gli attacchi di bande jihadiste e dallo Stato fascista turco, i rappresentanti di governi ipocriti stringono la mano al despota Erdogan.

Mentre ad Ankara vengono architettati piani per liquidare la rivoluzione in Kurdistan e in Siria, le industrie belliche europee, russe e statunitensi ogni giorno diventano più ricche come conseguenza diretta della guerra in Medio Oriente. Si fanno profitti che costano milioni di vite umane.

Secondo la costituzione “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Negli ultimi anni però le spese militari nel nostro paese continuano a crescere, nel 2018 sono stati spesi 25 miliardi pari all’1,4% del PIL, lo 0.4% in più rispetto all’anno precedente.

Un altro ingente sperpero di denaro pubblico riguarda i costi legati allo stoccaggio e sorveglianza delle testate atomiche americane B-61 nelle basi italiane.
23 sono i milioni spesi per l’aggiornamento delle apparecchiature di sorveglianza esterna dei caveau contenenti le 20 testate B-61 al’interno degli 11 hangar nucleari della base di Brescia.

Ditte come Leonardo Finmeccanica di cui lo stato italiano detiene il 30,2% delle azioni, si arricchiscono producendo e vendendo i loro strumenti di morte, come gli elicotteri T-129 ATAK prodotti in collaborazione con Turkish Aerospace Industries (TAI) e i jet F-16, utilizzati dal governo fascista turco durante l’invasione e il massacro perpetrato sulla popolazione civile del cantone di Afrin ad oggi ancora sotto l’occupazione delle bande jihadiste e dell’esercito turco.

La guerra contro il movimento e i popoli rivoluzionari in Turchia, in Kurdistan e in tutto il Medio Oriente inizia sulla nostra porta di casa. Inizia nelle fabbriche di munizioni e nelle armerie, nelle banche, nelle sedi dei partiti politici, nelle conferenze e nelle riunioni dei governi ipocriti e della NATO. Inizia con la propaganda delle “operazioni di pace”, la militarizzazione della nostra vita quotidiana e si manifesta sui confini esterni dell’Europa. Inizia dove si incontrano i profittatori e gli strateghi della guerra.

La nostra risposta è solidarietà, internazionalismo e anticapitalismo. Avanzeremo la lotta contro il fascismo turco e contro il sistema che ci opprime. Mostriamo ai guerrafondai e agli stati imperialisti cosa pensiamo di loro.
Il 6 e il 7 settembre scendiamo nelle strade per smascherare l ipocrisia del nostro governo al fianco della rivoluzione confederale del Rojava e a tutti i popoli oppressi del mondo.

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