SENTENZA SULLA STRAGE DI PIAZZA DELLA LOGGIA: PERCHE’ NON RINGRAZIAMO LO STATO.

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43 anni, 1 mese e 4 giorni.

Questo è il tempo che la “giustizia” italiana, dal punto di vista della magistratura, ha impiegato per trovare, parzialmente, in maniera insufficiente e incompleta, un mandante e un esecutore per la Strage di Piazza della Loggia che a Brescia, il 28 maggio 1974, uccise 8 persone e ne ferì oltre 100 tra i partecipanti a una manifestazione antifascista.

La Corte di Cassazione, dopo ben 11 processi, ha ufficializzato nelle aule dei tribunali solo una parte della verità che alla città di Brescia era già nota dal giorno della Strage. I giudici hanno confermato la condanna all’ergastolo per Carlo Maria Maggi (all’epoca responsabile per il Triveneto dell’organizzazione neofascista Ordine Nuovo) e Maurizio Tramonte (all’epoca dei fatti militante di Ordine Nuovo ma anche informatore dei servizi segreti dello Stato italiano). Una sentenza che, per la prima volta in sede processuale, stabilisce definitivamente che la Strage fu compiuta dalla destra fascista con la complicità degli apparati dello Stato.

Tanto, troppo tempo per affermare ciò che le strade, le piazze e diverse generazioni di antifasciste e antifascisti ripetono da allora: la Strage di Piazza della Loggia fu fascista, di Stato e della Nato.

Questa verità, la verità della Brescia che da allora non ha mai smesso di riempire le piazze e di lottare per un mondo migliore, fu ribadita in maniera dirompente già il giorno dei funerali, il 31 maggio 1974, quando le più alte cariche dello Stato presenti (tra cui il presidente della repubblica, il democristiano Giovanni Leone) furono contestate dalla piazza a suon di slogan e fischi. Brescia aveva già ben chiaro chi fossero i mandanti e gli esecutori dell’eccidio.

Ancora oggi, in ogni anniversario della Strage, un corteo antagonista e antifascista rifiuta di condividere la memoria con le cariche istituzionali che rappresentano una diretta continuità con le istituzioni che all’epoca rafforzarono il proprio potere con il sangue del popolo. Noi, orgogliosamente, abbiamo sempre fatto parte di quel consistente pezzo di città che non ha mai riconosciuto la legittimità delle istituzioni nel farsi carico delle commemorazioni. Lo abbiamo ribadito anche il 28 maggio da poco trascorso, sostenendo che di fronte al controllo sociale, alla costruzione del consenso tramite la diffusione di paura e insicurezza e contro le nuove strategie della tensione, portate avanti dalle forze istituzionali, lottare è necessario.

Dovremmo, dopo questa sentenza, festeggiare?
Se, da un lato, è positivo che anche la Cassazione abbia riconosciuto la matrice fascista della Strage e i legami di Maurizio Tramonte con i servizi segreti, dall’altro lato riteniamo totalmente insufficiente quanto emerso e stabilito in oltre quarant’anni: di certo Maggi e Tramonte non hanno agito da soli; ancora, se è appurato che Tramonte fosse un informatore dei servizi segreti, non è possibile che all’interno degli stessi servizi (alle dipendenze del ministero dell’Interno) nessuno sapesse, nessun altro fosse coinvolto; anche il ruolo nella vicenda dei servizi segreti statunitensi (la CIA) è evidente sul piano storico ma non è ancora stato affermato da un punto di vista giuridico.

C’è chi ringrazia i giudici, gli avvocati, gli uomini del Ros, le azioni compiute in legalità…
Ma nessun uomo dello Stato ha sconfitto altri uomini dello Stato. Gli uomini che rappresentano ora lo Stato, rappresentano quello stesso Stato che il 28 maggio fu complice della bomba, fu complice e mandante del lavaggio immediato della Piazza e fu complice di anni di depistaggi, insabbiamenti, menzogne e vergognose assoluzioni.

Piuttosto noi vorremmo ringraziare quella parte di città che continua ad onorare la memoria dei caduti, lottando per la verità e per un’idea più alta di Giustizia; chi non ha avuto paura di urlare ostinatamente la verità nelle strade e nelle piazze; chi non ha mai accettato alcuna forma di pacificazione, di normalizzazione o revisione storica. Chi dopo questa sentenza sente che la ferita è ancora aperta, che mai sarà ricucita e che giustizia non sarà fatta fino a quando non sapremo costruire un mondo senza fascismo, senza razzismo, barriere, muri o frontiere.

Il mondo per cui lottavano Giulietta, Livia, Alberto, Clementina, Euplo, Luigi, Bartolomeo e Vittorio.

Antifasciste e antifascisti sempre!

CSA Magazzino 47

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