“Il 5 febbraio è la giornata in cui la chiesa cattolica italiana ricorda in maniera più forte e diretta il valore della vita umana, sin dal primo concepimento nel grembo materno”, inizia così l’invito all’ incontro dal titolo “Il mercato della vita” organizzato per sabato 4 febbraio a Brescia dall’Ufficio famiglia della Diocesi in collaborazione con l’Associazione Scienza e vita. Tra i nomi delle persone che interverranno: Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e scrittore che ha paragonato le donne che chiedono ad altre di portare avanti per loro la gravidanza al “nazismo puro” poichè la maternità surrogata porterebbe inevitabilmente all’eugenetica attuata da Hitler; Pino Noia, primario del reparto di ginecologia del Policlinico Gemelli di Roma, autodefinitosi “ginecologo contro l’aborto”. Nel ruolo di moderatore non poteva certo mancare Massimo Gandolfini, personaggio noto per essere stato il leader del Family Day, di cui ricordiamo dichiarazioni come: “Ci dispiace per quelli che si sentono discriminati, ma è la natura che discrimina.”
Il problema è lì, tra natura e cultura. Secondo questi personaggi la natura ci ha fatte tutte per fare figli, sposarci, servire i mariti e sottometterci. Sarebbe dunque la natura stessa a decidere i ruoli di genere. Le discriminazioni verrebbero perciò giustificate e proposte come naturali, nel tentativo di nascondere ed eliminare la matrice che accomuna le violenze contro le donne e le violenze contro tutte quelle soggettività che si sottraggono alla norma di una società sessista che ci vorrebbe tutte e tutti eterosessuali nel rispetto dei nosti ruoli di genere.
Lo stesso Gandolfini aveva appoggiato un altro evento simile, “La giornata della fertilità”, lo scorso 22 settembre. Nel piano nazionale di tale giornata si parla di “prestigio della maternità”, con la conseguente discriminazione di coloro che, per impossibilità o per scelta, non hanno figli; un modo come un altro per rimarcare una volta di più che per essere una donna completa è necessario essere madre.
Ancora una volta ci viene detto come e quando dobbiamo rapportarci con il nostro corpo e ci viene ricordato che non esiste libertà di scelta sulla nostra capacità riproduttiva, perché dobbiamo produrre figli e figlie per il nostro Paese, perché la denatalità mette a rischio il nostro welfare.
Una denatalità, sostengono i promotori di queste iniziative, generata anche dalla libertà delle donne di accedere all’IVG (Interruzione Volontaria della Gravidanza). Si tratta di dichiarazioni fatte nonostante in Italia il 70% dei medici (più del 63% in Lombardia) sia obiettore di coscienza. Numeri che evidenziano chiaramente come in Italia decidere di avvalersi del proprio diritto a interrompere una gravidanza sia sempre più difficile.
Diciamo basta a queste retoriche che non fanno altro che confermare e riproporre una cultura sessista e bigotta, basata su un’ideologia che limita la libertà di decidere sul nostro corpo, sulle nostre vite.
Vogliamo che le donne abbiano libero accesso alla pillola del giorno dopo e all’IVG senza che ci siano medici obiettori di coscienza a limitare questa scelta.
Vogliamo che venga garantito alle donne di scegliere se portare avanti o meno una gestazione per altri.
Vogliamo che questi convegni, queste campagne e le politiche che si muovono in questa direzione vengano riconosciute come una forma di violenza. Violenza sulle donne, sui/sulle trans, sulle lesbiche, su tutti quei soggetti che decidono di scegliere in modo autonomo sulle proprie vite e sui propri corpi.
Un tipo di violenza, subdola e politica, che non siamo più dispost* ad accettare!
GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO ore 20.00
CSA MAGAZZINO 47 – via Industriale, Brescia
ASSEMBLEA CITTADINA NON UNA DI MENO – BRESCIA: VERSO L’8 MARZO
CSA MAGAZZINO 47