Consigli a “porte chiuse”…E finisce il tempo del consenso
La sfida ora è fare in modo che sulla difensiva da adesso siano costretti a restarci sempre loro. E se le istituzioni della democrazia liberale, neoliberista, che han sempre puntato sul consenso più o meno passivo, impongono tagli, sacrifici ed austerity e poi si rinchiudono nei palazzi, incapaci di dare qualsiasi giustificazione credibile, vuol dire quanto meno che il percorso intrapreso è quello giusto.
Il 7 Maggio in occasione dell’ennesimo consiglio comunale chiamato a votare tagli alle spese sociali ed ai servizi, dal trasporto pubblico al diritto allo studio, quella bresciana è una piazza che attacca. E’ viva e motivata, lungi dal portare testimonianza, lancia messaggi di resistenza.
La mobilitazione era stata annunciata già durante il corteo antagonista del primo Maggio; partecipano molti studenti, autisti della Brescia Trasporti, precari della scuola, operatori dei servizi sociali (dipendenti del comune, da qualche mese sul piede di guerra).
In circa mezz’ora a partire dalle 17 il porticato di Palazzo Loggia è popolato da più di 150 persone che compongono un presidio rumoroso, con trombette, molti slogan e diversi striscioni contro i tagli ai servizi e contro le politiche di austerity che dal nazionale calano la propria mannaia anche su Brescia. L’intenzione della manifestazione è da subito quella di portare le proprie istanze fin dentro l’aula dove si sta svolgendo il consiglio comunale. Evidentemente un obiettivo incompatibile con la volontà della giunta comunale: il portone del palazzo è ben difeso da un reparto misto di Carabinieri e Polizia in assetto antisommossa.
Nessun confronto con la piazza; la distanza ormai incolmabile e in continua espansione tra cittadini ed istituzioni è coperta e tutelata da caschi, scudi e manganelli.