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Chi decide come cambia la città?” incontro pubblico con T.Pitch

17 Febbraio 2017 • 20:30 - 23:30

VENERDI’ 17 FEBBRAIO 2017
SALA CIVICA MINELLI, vicolo Borgondio 29, Brescia, quartiere Carmine – Ore 20.30
INCONTRO PUBBLICO “DECORO E ORDINANZE URBANE, CHI DECIDE COME CAMBIA LA CITTA’?” con TAMAR PITCH, docente di Filosofia all’Università di Perugia e autrice del libro “CONTRO IL DECORO”.
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“Li ci sono chiese, macerie,moschee e questure. Li frontiere ,prezzi inaccessibile e freddure . Li paludi ,minacce , cecchini coi fucili ,documenti ,file notturne e clandestini. Qui incontri , lotte ,passi sincronizzati , colori , capannelli non autorizzati, uccelli migratori, reti , informazioni , piazze di tutti, laiche pazze di passioni” Assalti Frontali – Mappe per la Libertà

Da una parte della città ci sono vetrine, muri puliti, strade silenziose, bar e ristoranti pieni.

Dall’altra cemento, muri che cadano a pezzi, buche, e casermoni.
Una volta, prima dei muri puliti, c’erano bei disegni, prima delle strade silenziose e dei bar pieni si avevano vie, panchine e gradini dove persone ridevano scherzavano e bevevano.

Nella prima parte c’è la città “per bene”, dall’altra quella “per male”.
Da una parte c’è la città pensata per sviluppare economie ed interessi economici, dall’altra c’è la città di chi subisce la crisi e il capitalismo.

Ci sono ordinanze contro “la movida” che provano a bloccare l’aggregazione informale e popolare, ci sono multe che colpiscono chi va in giro in skate in una piazza, ci sono operazioni di polizia internazionali per trovare e punire i writer. E nella stessa città si vogliono abbattere torri da 190 appartamenti pubblici per lasciare spazio all’edilizia privata e convenzionata, vie da bonificare perchè la maggiore parte delle attività sono aperte e frequentate dai migranti.

Il decoro, le ordinanze, la retorica della legalità (che raramente si affianca alla lotta alla mala vita organizzata ma troppo spesso si abbatte su chi cerca di ritagliarsi angoli di vita, creatività e possibilità nelle città) non agiscono per risolvere le problematiche che si dice di voler affrontare. Sono strumenti potenti di distrazione dell’attenzione pubblica per invece andare ad imporre una precisa idea di città: trasformando prima socialmente e poi morfologicamente delle zone delle città, mutando abitudini con pratiche repressive. La città che vogliono loro non è del tutto accessibile per tutti e tutte. Così si creano sempre più aree destinate al lusso e al lustro: sono la vetrina, la hall dell’hotel, il salotto di casa. Li tutto è preciso, ordinato, pulito, esiste una sola opzione, esiste un solo giusto, esiste solo ciò che permette di speculare, vendere, tutto deve essere “bello”. Il resto della città è il bagno sporco, la stanza disordinato il magazzino impolverato.
Nel nome del decoro e della sicurezza, in diverse città, si chiudono le stazioni la notte per non far dormire i “barboni”, vuoi mai che chi viaggia in prima classe in Freccia Rossa si senta disturbato da un senza tetto che girandosi nel cartone in cui dorme turba la sua visuale?

Sia mai che un graffito piaccia più di uno spazio pubblicitario.
Non è pensabile che a causa di qualche skater alcuni acquirenti si lamentino con i negozianti e non comprino soddisfatti.
Il decoro, la legalità e le ordinanze colpiscono i poveri, rendono difficile vivere la città in maniera diversa da quella del consumo. Si fa la guerra ai poveri, non alla povertà. Si trasformano socialmente e strutturalmente quartieri per allontanare le forme di vita che “infastidiscono” economie e affari.

Il decoro, le ordinanze e la legalità prendono spunti da problemi reali, crescono dentro la retorica della risoluzione del problema, senza risolverlo, spostandolo, aggravandolo o cancellandolo. Sono come una medicina che colpisce i sintomi, non le cause. Andando a disegnare rapporti sociali e ambientali differenti.

Tutto il resto deve stare altrove. L’altrove è dove si vive, dove si può stare, dove si può anche essere diversi e diverse.
Il decoro, le delibere, la retotica della legalità e/o la limitazione dello spazio pubblico altro non sono che fini forme di gentrification e di esclusione sociale.

Siamo “contro il decoro” perchè non pensiamo che esista un giusto: le città, come il mondo, sono fatti di persone diverse, con gusti, passioni e necessità differenti. Il giusto è l’equilibrio dinamico tra le esigenze, il parlarsi, il trovare soluzioni condivise, il trovare il modo per cui si possa condividere e usare lo spazio in maniera plurimo rispettando e rispettandosi.

L’arroganza non è quella di ritagliare degli angoli della città per dipingere, giocare, chiacchierare, incontrarsi, riposarsi, divertirsi, sentirsi sicuri/e e vivere senza chiedere il permesso. L’arroganza è voler controllare e definire dall’alto, dal centro, dal comune, cosa si può fare e non fare, come quando e perchè.

Non neghiamo i problemi, non imponiamo un giusto ad uno sbagliato. Perchè non sempre esiste giusto o sbagliato, esiste la vita, l’equilibrio, il rispetto e la voglia di generare città, quartieri e vie non esclusive ma inclusive.

Venerdì 17 febbraio – dalle ore 20.30 – alla Sala Civica Minelli, Vicolo Borgondio, 29
Incontro pubblico su “Decoro e ordinanze urbane, chi decide come cambia la città?” con Tamar Pitch, docente di Filosofia all’Università di Perugia e autrice del libro “Contro il Decoro”

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Data:
17 Febbraio 2017
Ora:
20:30 - 23:30