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CABARET POSTPORNO: DEVENIR PERRA di e con SLAVINA

26 Settembre 2014 • 21:00 - 23:00

gratuito

Devenir Perra – Cabaret Postporno

Non sono mai passata per buona. Questa è stata una battaglia persa in anticipo che non mi è mai interessato combattere. Giá da piccola mi piaceva troppo rispondere e dire la mia – piú di quanto fosse consigliabile per una brava bambina. Mio padre me lo ripeteva mille volte: da quandomi vide appena nata seppe che gli avrei dato problemi. Eccome se gliene ho dati. Sebbene non trovai altro rimedio che sopportarla, non accettai mai la sua violenza contro di noi. Nacqui in guerra con l’ordine patriarcale che minacciava la mia vita e quella di tutte le donne: non potevo che essere femminista.
(Itziar Ziga – Devenir Perra, 2009)

Letteratura degenerata, etica promiscua, nuovi immaginari erotici e visioni che sfidano il comune senso del pudore: Devenir Perra è un assolo che combina elementi di stand up comedy, spoken word e burlesque femminista. Tra narrazione e metanarrazione si compone un ritratto della femminilitá radicale come soggettivitá politica insorgente.
Perchè se Donna non si nasce, Cagna si puó diventare.

Devenir Perra attraversa e supera i confini della postpornografia come strumento di sovversione dell’intimitá e di politicizzazione del privato.
Perché la liberazione dei corpi passa attraverso la legittimazione della molteplicitá dei desideri, delle forme di relazione e delle loro rappresentazioni.
Perché pensiamo, con il beneplacito di Emma Goldman, che non ci possa essere nessuna rivoluzione senza investimento libidinale.

di e con: SLAVINA

Porno-attivista impegnata fin dalla fine del secolo scorso nell’ambito delle lotte sociali, dell’autoproduzione e della tecnologia DIY, ha scoperto nel 2005 a Barcellona la scena della postpornografia, iniziando a concepire un’idea piú sexy della Rivoluzione.
Le politiche del corpo in forma di nuova pornografia, gender hacking, amore queer e sessualitá radicale sono diventate il suo campo d’azione e il tema principale delle sue performance, dei suoi esperimenti narrativi multimediali (nel 2012 ha pubblicato il libro Racconti per ragazze sole o male accompagnate), dei laboratori che la portano in giro per tutta Europa.
Partecipa al progetto Le ragazze del porno e alla piattaforma benefica Come4 oltre a tradurre e promuovere in Italia il lavoro delle sue amiche poetesse, performer e scrittrici ispanofone.

roarrrr

nel 2010 scrivevo questa presentazione di me stessa, decisamente meno pro ma piú linea con lo stile a cuore aperto di questo blog:

(non so se succede anche a voi, ma io ogni tot di mesi devo scrivere una presentazione di me stessa e/o del mio lavoro. questa é l’ultima.
l’ho scritta per il libro di un tipo molto simpatico che ha fatto una ricerca antropologica sulle donne che lavorano nella pornografia ma la domanda di base era: perché emigrasti?)

Sono nata a Roma – non ai bordi di periferia come Eros ma proprio in borgata, come diceva mi nonna.
Arrivata al bordo dei 30 anni, per una coincidenza infelice e decisiva mi sono ritrovata senza lavoro, senza amore e pure senza casa.
Avevo fatto qualsiasi tipo di lavoro mentre frequentavo l’universitá – ovviamente tutti lavori-di-merda: precari, sottopagati e (c’é bisogno di specificarlo parlando dell’Italia?) senza un regolare contratto.
Con impeto idealista insieme a un gruppo di colleghi e colleghe videomaker a un certo punto avevamo aperto, piene di speranza e di sogni di riscatto, una cooperativa che puntava a rivoluzionare il panorama stantio dell’audiovisuale italiano. Volevamo fare televisione intelligente, promuovere un’informazione libera, formare i ragazzi delle periferie *degradate* perché avessero i mezzi per comunicare e rappresentarsi…
Com’era ovvio in un paio d’anni il progetto si sfracelló, umanamente ed economicamente, lasciandomi con un buco in petto e una grave crisi d’identitá.
Avevo un fidanzato egocentrico e narcisista, che dopo anni di dipendenza malata ero riuscita a mandare a quel paese ma che continuava a fare di tutto per rendermi la vita impossibile (e che anche quando aveva smesso di farlo rimaneva come un fantasma in tutte le strade, in quasi tutte le feste, in troppi discorsi).
Anche economicamente ero a pezzi e per risparmiare avevo deciso di dividere la stanza e pure il letto con la mia migliore amica. Peró essendo depressa, demotivata e stanca di tutto non ero di certo la compagna ideale – e anch’io mi sentivo parecchio scomoda, soprattutto quando si fermava a dormire con noi il suo fidanzato coi dread.
L’ultima battaglia politica nella quale m’ero impegnata anima e corpo era il referedum sulla procreazione assistita: con le zie del Sexyshock avevamo fatto video, manifestazioni, di tutto.
Ed era andato tutto male (non che non fossi abituata a perdere, anzi da dopo Genova l’unica speranza ammissibile sembrava il pareggio).

Cosí pensai che era ora di cambiare aria. Che la mia precarietá poveva diventare una risorsa – niente mi legava concretamente a Roma, nessuna cosa buona né cattiva, ero libera di surfare (grazie Alex Foti) e andare dove avrei trovato condizioni migliori di vita.
Se avevo la sensazione di essere riuscita a sbagliare tutto potevo riprovarci altrove e sbagliarlo meglio.
Rimaneva da decidere la destinazione: amavo Berlino, ci ero stata molte volte e conoscevo un po’ di gente. L’unica concorrenza seria era rappresentata da Barcellona, dove ero stata solo una volta ma che alla fine vinse ai punti per il clima e la lingua, che non conoscevo ma che a occhio e croce mi sembrava piú abbordabile del tedesco.
Ovviamente ignoravo che a Barcelona si parla catalano e tutta contenta, mentre s’avvicinava la data della partenza leggevo l’opera omnia di Neruda, unica lettura spagnola che avevo trovato in casa di mia madre, mentre ripassavo in originale i comunicati del Subcomandante Marcos – che leggevo da anni arrendendomi sempre alle traduzioni.
Comprai (anzi mi feci comprare dal dottor Doom, visto che all’epoca non avevo né conto in banca né bancomat) un biglietto Ryanair a 20 euro e dissi a mia madre che forse sarei tornata alla fine dell’estate o forse no. Era giugno e mi avrebbe ospitato a tempo indeterminato l’amico gentile di una collega di lavoro, che non c’entrava niente con la mia vita passata e che mi regaló pure un biglietto per andare al Sonar a sentire i Chemical Brothers due giorni dopo il mio arrivo.
Successivamente scoprii che se volevo fermarmi a Barcelona il catalano almeno un po’ dovevo impararlo, che anche per il lavoro piú balordo avrei avuto un contratto e che dopo un anno di contributi potevo addirittura avere un sussidio di disoccupazione.
Che esistevano un’arte sociale e un porno femminista e che potevo baciarmi per la strada con una donna senza sentirmi colpevole né aver paura di essere aggredita.
Poi scoprii pure un programmatore catalano di poche parole e timidi sorrisi, con cui avviai il progetto piú ambizioso della mia vita, che ora ha 3 anni, i capelli biondi e parla e canta in tre lingue.

Leggendo dell’Italia sono sempre un po’ triste, moltissimi altri amici hanno scelto la via dell’esilio e le cose sembrano andare sempre peggio. Quelli che rimangono sono rassegnati, sembrano vittime di questo fatalismo italiano per cui le cose vanno male ma che ce voi fa?
Io mi sento un po’ in colpa, ho il complesso di aver abbandonato la nave che affonda ma in fondo la vita é una e per cambiare le cose c’é bisogno di un’orizzonte collettivo che io a Roma non trovavo piú.

Mi mancano mia madre e le mie famiglie e torno abbastanza spesso, soprattutto adesso che ho una nuova missione: quella di seminare la pornoribellione

Dettagli

Data:
26 Settembre 2014
Ora:
21:00 - 23:00
Prezzo:
gratuito
Categoria Evento: